Onde Medie RAI. Tra meno di un anno l'addio?
Come riferisce il notiziario audio ''Qui Italradio'' dell'11 dicembre sembra ormai certo che tutte le stazioni a onde medie della Rai saranno chiuse entro il mese di settembre del 2022. Da quanto siamo riusciti a ricostruire, in assenza di comunicazioni ufficiali, confrontando le varie fonti, la disdetta della Rai dovrebbe essere stata comunicata lo scorso settembre a RaiWay, prendendo quest'ultima di sorpresa. La diffusione continuerà in FM e DAB mentre non si prevede un ripristino dei canali tematici sul DTT. Sarà spento anche il trasmettitore di Trieste A, i cui programmi in lingua slovena saranno diffusi, secondo la sede regionale, in DAB+. Un commento di Italradio, un'analisi economica.
Italradio ritiene questa decisione sbagliata e pericolosa. Sbagliata perché le onde medie sono ancora apprezzate per la stabilità del segnale nei viaggi e per la portata, che ne consente l'ascolto anche all'estero; pericolosa, perché si smantella un ottimo sistema di emergenza in caso di calamità o restrizioni all'informazione. Ciò che indigna è il silenzio della Rai nei confronti dei suoi ascoltatori, che non sono stati mai stati informati della chiusura dei servizi né in onda media, né sul digitale televisivo. Proprio in occasione di questi ultimi spegnimenti, Italradio ha contattato l'ufficio stampa della Rai per sapere se c'erano stati comunicati o dichiarazioni in merito; a quasi due mesi di distanza, non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Nel silenzio della concessionaria pubblica due considerazioni: una storico-ambientale e una economica.
Proprio questa domenica 12 dicembre, Rai Storia ha mandato di nuovo in onda - nell'anniversario della prima trasmissione transatlantica compiuta da Marconi - il documentario dedicato all'inventore della radio (che sarà replicato lunedì 13 alle ore 6.40). In esso si ricorda che Marconi, scoprendo le onde corte, osservava come con unico impianto da un KW si svolgesse il servizio in precedenza richiedente centinaia di KW in onde lunghe. Basterebbe questo per capire come la sostenibilità ambientale (in primo luogo in termini di consumo di energia) delle onde medie sia nettamente superiore a quella di centinaia di impianti DAB+ necessari ad una vera rete efficiente.
Un esame economico della vicenda è altresì necessario. Si deve ipotizzare senz'altro un costo per abbattere antenne che si trovano su siti assegnati dalla Conferenza di Ginevra (ONU-ITU) all'Italia (non esattamente alla sola concessionaria pubblica) dalle regole internazionali e dunque cedibili ad altri operatori di cui non sappiamo se siano state fatte ricerche. Allo stesso tempo ci permettiamo domandarci se sia davvero necessario ''risparmiare'' le poche centinaia di migliaia di euro dedicate alla gestione delle onde medie (se le ns. valutazioni sono valide l'impianto più potente d'Italia non costa più di trecentomila euro l'anno) quando Rai Way ha annunciato lo scorso 11 novembre un utile utile netto al 30 settembre 2021 di 52,8 milioni, in crescita rispetto al valore dei nove mesi 2020 quando era pari a 50,8 milioni, anche beneficiando di un’agevolazione fiscale una tantum di un milione maturata nel primo trimestre?
Infine, qualora venisse chiuso il trasmettitore di Trieste A i programmi in sloveno non uscirebbero più dal territorio italiano mettendo in grossa difficoltà la comunità italiana in Istria e Dalmazia che gode di analogo servizio da Capodistria senza contare che sparirebbe anche l'Ora della Venezia Giulia dal trasmettitore di Venezia, unico ora a diffonderne il programma. Un'ulteriore problematica internazionale che sembra non emergere da quanto finora siamo stati in grado di reperire sulla vicenda delle onde medie.
Nel silenzio della concessionaria pubblica due considerazioni: una storico-ambientale e una economica.
Proprio questa domenica 12 dicembre, Rai Storia ha mandato di nuovo in onda - nell'anniversario della prima trasmissione transatlantica compiuta da Marconi - il documentario dedicato all'inventore della radio (che sarà replicato lunedì 13 alle ore 6.40). In esso si ricorda che Marconi, scoprendo le onde corte, osservava come con unico impianto da un KW si svolgesse il servizio in precedenza richiedente centinaia di KW in onde lunghe. Basterebbe questo per capire come la sostenibilità ambientale (in primo luogo in termini di consumo di energia) delle onde medie sia nettamente superiore a quella di centinaia di impianti DAB+ necessari ad una vera rete efficiente.
Un esame economico della vicenda è altresì necessario. Si deve ipotizzare senz'altro un costo per abbattere antenne che si trovano su siti assegnati dalla Conferenza di Ginevra (ONU-ITU) all'Italia (non esattamente alla sola concessionaria pubblica) dalle regole internazionali e dunque cedibili ad altri operatori di cui non sappiamo se siano state fatte ricerche. Allo stesso tempo ci permettiamo domandarci se sia davvero necessario ''risparmiare'' le poche centinaia di migliaia di euro dedicate alla gestione delle onde medie (se le ns. valutazioni sono valide l'impianto più potente d'Italia non costa più di trecentomila euro l'anno) quando Rai Way ha annunciato lo scorso 11 novembre un utile utile netto al 30 settembre 2021 di 52,8 milioni, in crescita rispetto al valore dei nove mesi 2020 quando era pari a 50,8 milioni, anche beneficiando di un’agevolazione fiscale una tantum di un milione maturata nel primo trimestre?
Infine, qualora venisse chiuso il trasmettitore di Trieste A i programmi in sloveno non uscirebbero più dal territorio italiano mettendo in grossa difficoltà la comunità italiana in Istria e Dalmazia che gode di analogo servizio da Capodistria senza contare che sparirebbe anche l'Ora della Venezia Giulia dal trasmettitore di Venezia, unico ora a diffonderne il programma. Un'ulteriore problematica internazionale che sembra non emergere da quanto finora siamo stati in grado di reperire sulla vicenda delle onde medie.
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