La RAI annuncia in radio l'abbandono delle onde medie
Da fine agosto Radio 1 Rai manda in onda annunci sulla ''sospensione'' delle onde medie dall'11 settembre 2022. Senza ripensamenti finiscono 98 anni di storia e di investimenti. La situazione. I silenzi. Le tardive prese di posizione. L'ascoltatore ignorato. E' suicidio hertziano.
Dall'11 settembre 2022, una data che già di per sé non sembra delle più felici, collocata tra l'altro nel mezzo della campagna elettorale per le politiche del 25 prossimo, la RAI abbandonerà dopo 98 anni il servizio pubblico di diffusione in onde medie. Lo fa in silenzio, dopo aver lasciato tracce della decisione qualche mese fa sul sito delle audiodescrizioni e adesso anche con laconici comunicati che avvisano della ''sospensione'' delle onde medie e invitano a seguire le audiodescrizioni sui canali web e sul digitale terrestre. Si dimostrano tardive e inutili le prese di posizione di rappresentanti politici e delle minoranze linguistiche di qua e di là dal confine mentre gli ascoltatori vengono ignorati. E' il trionfo del ''radiophonically correct'' che ha portato alla distruzione di 98 anni di investimenti e all'unico modo di trasmettere verso zone di crisi senza attaccarsi a un cavo o alle ristrette portate dell'FM e del DAB. Riecheggiano le parole di un politico dimenticato che nel 2007 chiamò le onde corte (abbandonate in quell'anno) un ''residuo della guerra fredda''. Oggi che ovunque in Europa si estendono onde corte e medie per superare le barriere della guerra, l'Italia come il ''treno dei desideri'' va all'incontrario. Eppure le onde medie, con la loro semplicità, sono sostenibili (un trasmettitore copre un'area enorme dove occorrono decine di ripetitori FM o DAB) e sono inclusive (basta un ricevitore da 15 euro e a pile). Discorsi fatti tante volte ma il suicidio hertziano continua. E come molti suicidi è forse l'estremo grido di dolore di una radiofonia in crisi, a dispetto ai tanto proclamati 35 milioni di ascoltatori?
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